Cronaca a cura di Valeria Monti – Il Salotto di Bea, libreria a Nizza Monferrato
Cosa accade quando un gesto semplice, quasi banale, come rompere una ciotola, diventa la miccia per una trasformazione interiore?
In « La pazienza delle tracce » il silenzio diventa voce e ogni crepa si trasforma in occasione di rinascita.
Il protagonista, Simon, è uno psicanalista in pausa dalla sua professione.
Si rifugia nell’arcipelago giapponese delle Yaeyama, in un tempo sospeso e lontano dalle urgenze.
Ed è lì, in quella quotidianità fatta di gesti lenti e silenzi profondi, che comincia a interrogarsi.
La rottura di una ciotola lo costringe a fermarsi, e a chiedersi: cosa si è rotto, davvero? Solo un oggetto o qualcosa dentro di sé?
Le fragilità di Simon non sono ostacoli da superare, sono luoghi da abitare, con cura.
Il disagio, l’incertezza, la solitudine: tutto è accolto, tutto può diventare traccia, se ci si concede il tempo per guardare davvero.
Uno degli aspetti più belli del libro è il legame tra l’arte e la trasformazione interiore, con molti rimandi alla tradizione giapponese. I coniugi Itô, con cui Simon entra in contatto, vivono in un mondo fatto di stoffe tessute a mano e ceramiche segnate dal tempo. Ogni oggetto ha una sua voce, ogni imperfezione racconta una storia. La filosofia del Wabi-Sabi, l’estetica giapponese della bellezza imperfetta e incompleta attraversa le pagine come un filo sottile ma resistente.
In un’epoca che ci spinge a essere sempre veloci, efficienti, decisi, questo libro è un piccolo atto di resistenza. Un invito a rallentare.
A guardare il mondo e noi stessi con più gentilezza.
