Cronaca a cura di Ma Prem Sitara, terapista di Ayurveda & facilitatore delle Meditazioni di Osho
Origini
“Ayurveda” è un termine che deriva dalla lingua sanscrita e significa “Conoscenza della Vita”.
Ho capito dallo studio del Sanscrito e dal mio percorso che non si tratta di un “sapere” acquisito a scuola, nei libri, teorico o che si riceve dagli altri. L’Ayurveda è la grande porta della “Conoscenza” nel senso di “Comprensione”. Ciò che copre non è altro che un’esperienza diretta attraverso una sensazione e che, senza bisogno di parole, fornisce una profonda e inalterabile certezza. L’Ayurveda ci proietta in un mondo in cui siamo soli con noi stessi di fronte al vasto Mondo, a tutto ciò che propone sul nostro cammino per fonderci, giocare, sentire, esplorare. Mi vengono in mente le parole cariche di energia trasmesse da Osho, mistico indiano del XX secolo : “La Vita è un mistero e non c’è nulla da spiegare, tutto è semplicemente aperto ed è di fronte a te. Conoscila meglio. Conoscila. Sii coraggioso.».
L’Ayurveda è un campo in cui non c’è spazio per le credenze trasmesse dogmaticamente ma per la conoscenza ricevuta in modo indipendente attraverso la sperimentazione diretta. Di sicuro, richiede apertura e comprensione, impegno e coinvolgimento, pazienza e dedizione… e responsabilità. Non affidarsi a nessuno tranne che a se stessi, che si sia seguiti da un terapeuta in Ayurveda, che si segua una formazione… non c’è nessuno da seguire, c’è da sviluppare la propria apertura a se stessi, il proprio sentire, la propria intuizione, ed è tutto lì. L’Amore di sé e la Fiducia in se stessi arrivano molto rapidamente come ingredienti di cui non si può fare a meno : ogni Essere umano è unico e in questo è solo… e solo a potersi sentire, conoscere, espandersi pienamente in ciò che fa la sua unicità. Qualsiasi allineamento a un modello esterno a se stessi diventa scomodo. L’Ayurveda è uno strumento di Verità, di autenticità, e offre di riscoprire in sé una grande semplicità.
La “Vita” non è un concetto astratto ed esteriore, oggetto di filosofia. È una materia prima molto concreta : sei tu, sono io, sono questo coniglio, questa nuvola, questa goccia di pioggia, questa foglia, questo bocciolo di rosa, è l’Amore, il lavoro, la famiglia, le situazioni, le vittorie e i fallimenti, i guadagni e le perdite, ecc… tutto ciò che rende la nostra condizione umana e la nostra esperienza qui. Questa Vita è ciò che vibra dentro di sé, intorno a sé, e in ogni situazione ; è l’oggetto dell’esplorazione e allo stesso tempo lo strumento per esplorare, tutto è lì per giocare con essa. E il gioco è scoprire l’Essere unico che ognuno è attraverso le sue azioni, inazioni, posizioni, reazioni… tante risposte spontanee all’Esistenza e ai suoi movimenti.
L’Ayurveda esiste da tanto tempo quanto il Cosmo, ma questo nome e questa identificazione provengono da Saggi vissuti circa 3000 anni prima di Cristo. È così che si è soliti dire che l’Ayurveda è “la madre di tutte le medicine”. Ed è un fatto storico : le medicine cinesi, persiane, egiziane, sudamericane, ecc… sono tutte apparse dopo l’Ayurveda. Tutte sono solo declinazioni, per ovvie ragioni di climi, culture, tradizioni distinte a seconda della parte del mondo, ma che partono tutte dalla stessa fonte : l’Unità dell’Uomo alla Natura e al Cosmo.
L’Ayurveda non è quindi nuova e non è una tecnica aggiuntiva. Il “sapere ayurvedico” che si è sviluppato nel corso dei secoli e che oggi viene insegnato rigorosamente, sotto la guida dell’India per assicurarsi della sua autenticità, potrebbe lasciarlo pensare perché le nozioni e i protocolli comunemente presentati nelle opere e insegnati nelle scuole degne di questo nome sono complessi. Da un punto di vista molto pragmatico e originale, tuttavia, l’Ayurveda non è una scienza che dà regole e ricette precise. È semplicemente il frutto dell’osservazione dell’Uomo, della Natura e del Cosmo. La semplicità così sobria associata a una tale disciplina sacra spaventa ovviamente le nostre menti occidentali molto ben addestrate a pensare e fabbricare complessità, nozioni, tecniche e metodi. Eppure è così che è autenticamente e originariamente : l’Ayurveda è semplicissima, si osserva, si ripete l’osservazione, si lascia il tempo e quando è avvenuto lo spazio sufficiente, la Conoscenza sgorga come un’evidenza che non può essere contraddetta. Questa si chiama Meditazione.
Ho seguito una formazione pluriennale in una seria scuola svizzera di fama internazionale che esiste dal 1987 e che è intrisa della serietà del suo creatore e direttore, lui stesso formato in India. La trasmissione teorica e pratica è necessaria se si vuole diventare terapista ayurvedico e medico ayurvedico (Vaidya) : come farne a meno soprattutto in Occidente dove la nostra cultura la ignora? È una meravigliosa opportunità e lo è stata per me personalmente. Ma, come tutte le cose, questo aspetto è solo una parte e fermarsi ad esso ha un sapore di non finito. Ho potuto constatare che anche i più grandi, almeno quelli che il misterioso “si” riconosce come tali, sono in preda a diventare ultra rigidi e a fare dell’Ayurveda un dogma intoccabile. Oserei dire, a chiudersi in un solo aspetto e a ritenerlo verità immutabile, non tollerando alcuna apertura su un altro punto di vista. Questo ha fatto risuonare in me, spontaneamente, una nota falsa : non è forse l’esatto contrario dell’essenza dell’Ayurveda volerla proclamare come una sola verità quando essa stessa è la Vita e la Vita è un movimento, un cambiamento perpetuo di tutte le cose? Ritorno alla sensazione, alla fiducia nei propri sentimenti, anche se si è soli a percepirli. Per me, l’Ayurveda non è una religione nel senso comune del termine, non è un dogma, è la più grande flessibilità che si possa concepire. È l’apertura a ciò che non sappiamo, che si muove continuamente, che ci scuote e ci mette ogni volta in discussione e in che modo, tuttavia, scegliamo di dire “sì” con fiducia per andare a deliziarci in tutte le sue sfumature ! Ritrovare il sapore delle nostre Origini.
Ma Prem Sitara