Le Cronache di Daya, Med-ico & Med-itante

“Un obiettivo è un sogno con una data di scadenza”
(Napoleon Hill, scrittore e saggista statunitense, 1883-1970)

Obiettivo ed aspettativa………


Namastè,


In questo periodo il tema “obiettivo” (da raggiungere) mi risuona particolarmente perché
più volte portato alla mia attenzione da alcuni miei interlocutori in àmbito spirituale. Mi
sono resa conto di venire fraintesa riguardo ciò, dunque sento una profonda spinta a fare
chiarezza in merito per rimettere a posto le cose dentro e fuori di me.
Ho l’impressione che nel nostro “ambiente” (“olistico”, “spirituale”…) parlare di obiettivi
da raggiungere sia quasi disdicevole e contraddittorio rispetto ai princìpi spirituali che
fondano il percorso di crescita personale che ciascuno ha scelto di seguire. Credo che si
confonda l’obiettivo con l’aspettativa ma per me questa distinzione è oramai ben chiara.
Penso che non solo sia lecito ma addirittura che si debba avere degli obiettivi (che poi sono
degli intenti, dei propositi, delle volontà) per focalizzare le nostre energie; vivere facendo
focus, concentrandosi su obiettivi che siano in linea con i nostri valori, che rispecchino,
cioè, ciò che ci anima e ci contraddistingue e possano essere sostenibili per l’economia
della nostra vita. Altrimenti si vive una vita a caso, all’insegna dell’inconsapevolezza dove
le cose “capitano” e, in più, col freno a mano tirato, per così dire.
A questo proposito C.G. Jung ha affermato:
“rendi cosciente l’inconscio, altrimenti sarà l’inconscio a guidare la tua vita e tu lo chiamerai destino”.

Per darsi degli obiettivi bisogna immaginarsi in situazioni che piacerebbe raggiungere e poi
rimanere fedele a quel determinato intento, piccolo o grande che sia una volta che ce lo si
è dato, fino alla realizzazione concreta sul piano materiale attraverso un impegno
autentico senza procrastinazione e senza sforzo inutile perché è ciò che ci appassiona, ci
dà gioia nel farlo e che sentiamo profondamente nel Cuore, senza dare troppa importanza
al tornaconto personale: decido di fare una cosa per il piacere di farla, perché mi
entusiasma, mi incuriosisce al punto di volere vedere cosa succederà se la faccio, mi fa
stare bene, mi nutre profondamente. I risultati che ne derivano appartengono al Divino,
come dice Krsna ad Arjuna nella Bhagavad-Gita (2:47):”tu hai il diritto all’azione ma mai ai
suoi frutti, non lasciare che i frutti dell’azione siano il tuo movente, né lasciare che il tuo
attaccamento sia all’inazione”.
La Vita dunque è impegno; l’intenzione di realizzare un obiettivo consente di risvegliare
doti, talenti, capacità, possibilità misconosciute e di sciogliere attaccamenti, paure e
credenze limitanti che ci frenano, che ci fanno sentire troppo stretti in questa realtà 3D e
fanno stare male dentro.
Noi poi ci serviamo di strumenti che servono al raggiungimento degli obiettivi che dagli
altri possono venire confusi con gli obiettivi stessi: da qui, credo, nasca il
fraintendimento: lo strumento viene recepito da fuori come fosse l’intento originario.

Il Buddha così si è espresso in termini di fraintendimento tra persone:

“I am not what you think I am.
You are what you think I am”

In verità, nel mio caso, il mio vero obiettivo sono io cioè riscoprire la mia autenticità ed
unicità, vale a dire quello che sono venuta a portare al mondo e nel mondo, andando oltre
gli ostacoli posti sul cammino dalla mia stessa personalità che ha creduto di avere il posto
di comando alla guida della mia vita (fino a quando non me ne sono accorta………ma
questa è un’altra storia……..).
Quindi se sento di essere ispirata a fare un viaggio particolare o a sperimentare una
particolare disciplina terapeutica olistica, ad esempio, ebbene se questi richiami arrivano a
me, nel mio piccolo e con umiltà io accetto la sfida. Accetto di affrontare il nuovo ben
consapevole che non rappresentano il punto di arrivo ma delle esperienze, dei tasselli che
potrebbero portare beneficio al mio percorso pur non sapendo come e quando, ma anche
no (ed è successo più volte nel corso degli anni, di rimanere delusa quando era
l’aspettativa, sempre molto alta, a guidarmi). E’ l’aspettativa generata dalla Mente egoica
che interviene perché vuole il controllo della situazione, si aspetta appunto, che accadono
determinate cose, ci siano risultati, conseguenze per noi favorevoli da quella particolare
azione che stiamo compiendo o da quello strumento di cui si sta usufruendo in una sorta
di “do ut des” che bilanci l’investimento in termini di tempo, magari anche di denaro, di
energia in senso lato che è stato fatto.
Indubbiamente un minimo di aspettativa può fungere da guida per il comportamento,
aiutandoci a pianificare e ad agire al meglio per raggiungere i nostri obiettivi ma quando è
troppo   alta o irrealistica può portare a delusione, frustrazione e sofferenza se non viene
soddisfatta: è l’attaccamento al risultato che va lasciato andare.
Darsi degli obiettivi è parte integrante del percorso di crescita personale perché implica
capacità introspettiva, capire cosa si vuole realmente nel proprio Cuore, sapersi porre
delle domande e anche dare risposte ma anche permettersi di sbagliare, di usare la
consapevolezza, l’intenzionalità, la gioia di vivere e la coerenza con i valori divini che ci
vogliono autentici, che ci spingono ad essere ciò che siamo e non ciò che dobbiamo essere.
E, allora, chiudo questa cronaca con una citazione di Lama Michel Tulku Rimpoche (1981-)
che condivido e che sintetizza egregiamente quando espresso sin’ora:
“Obiettivo alto, aspettative basse, impegno costante”.

Grazie di esserci e…….. che tutto in te sia Gioia!
Om Shanti


Ma Prem Daya

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